È recente la decisione della Cassazione di risarcire con una somma di 1.620.000 euro più 4 mila euro mensili una famiglia il cui figlio è nato con malformazioni non diagnosticate che lo obbligano a vivere in stato vegetativo. A nulla è valso il ricorso dell’azienda e dei medici.
Secondo la Cassazione, che ha richiamato nel merito la sentenza precedente 21748/2007 sul caso Englaro, chi è in uno stato vegetativo permanente è una persona in senso pieno, i suoi diritti fondamentali vanno rispettati e tutelati e, anzi, la tutela del suo diritto alla vita e del suo diritto alle prestazioni sanitarie deve essere ancora più incisiva, viste le condizioni di estrema debolezza in cui si trova e la sua incapacità di provvedere autonomamente a se stesso. A fronte di ciò la Cassazione si è espressa respingendo il ricorso dell’azienda sanitaria e di due medici condannati al risarcimento danni dal Tribunale – 300mila euro ciascuno da azienda e medici per il danno non patrimoniale e al pagamento di 1.140.000 a titolo di danno patrimoniale – e dalla Corte d’Appello – che ha modificato la cifra dovuta in 1.620.000 a titolo di risarcimento del danno patrimoniale, rigettando il resto delle imputazioni e oltre all’assegno di invalidità (500 euro mensili) per evitare una capitalizzazione anticipata alla corresponsione di 4mila euro al mese – sulla causa di due genitori per ottenere il risarcimento del danno per la mancata diagnosi in sede di esami ecografici delle malformazioni del figlio nascituro, nato poi con una possibilità di vita esclusivamente vegetativa.
La cassazione ha quindi rigettato il ricorso principale e i ricorsi incidentali dell’azienda sanitaria e dei medici e dato atto della sussistenza dei presupposti per il versamento da parte loro dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato uguale a quello dovuto per Il ricorso principale e per il ricorso incidentale.
Medici e azienda dovranno ora far fronte a un danno patrimoniale ingente. Se non ci fosse un’assicurazione atta a coprire i danni derivanti da una normale attività medico/sanitaria, la fine della carriera professionale dei medici coinvolti e il default per la struttura sarebbero inevitabili.
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